Abbiamo deciso di andare in Ecuador passando per la frontiera di La Balsa, che ci hanno detto sia la più panoramica e suggestiva tra tutte. L'altra opzione e' salire in Ecuador passando per la Panamericana, una superstrada veloce e molto trafficata, ma noiosa. A noi le cose facili non piacciono.
Da Tarapoto, dove abbiamo dormito una notte, abbiamo preso un autobus per Jaen partendo alle 2 di pomeriggio ed arrivando all'1 di mattina; li abbiamo preso una taxi in quattro per San Ignacio, dove dopo due ore abbiamo fatto una super colazione, che dopo la notte in bianco ci voleva tutta.
Da qui altro taxi per due orette per arrivare alla frontiera chiamata La Balsa. I due lati, il peruviano e quello ecuadoriano, sono collegati da un ponte, quindi prima si va all'ufficio peruviano per un timbro e poi passato il ponte si va all'altro ufficio per il timbro ecuadoriano.
E' ufficiale: ho finito le pagine del passaporto. Il prossimo timbro sarà sul braccio 🙂
Da la Balsa abbiamo preso un camioncino di 50 posti super scomodo che ci ha frullati per 1 ora e mezza fino a Zumba, altro paesino in mezzo al nulla da dove abbiamo preso un bus (normale) per Vilcabamba. Quindi partiti da Tarapoto in Peru alle 14 del 16 maggio siamo arrivati a Vilcabamba in Ecuador alle 19 del 17 maggio, un giorno e mezzo di viaggio tra montagne, strade di campagna e personaggi curiosi che passano giornalmente la frontiera per lavorare. Un'esperienza.
Vilcabamba
Una sorpresa di pesino! Piccolino, immerso nella natura, vicino al Parco Nazionale Podocarpus, con 9000 abitanti di cui 3000 stranieri. Questa interessante comunita' di gringos e' formata da giovani pensionati hippie – prevalentemente francesi e nordamericani, e da famigliole con prole che vivono li, lavorando con il turismo o il commercio. Tuttavia la parte piu importante per noi e' la comida (cibo, tanto per cambiare!): con tanti yogies (persone che praticano yoga), vegetariani, tipi di persone 'mens-sana-in-corpore-sano', abbiamo trovato tanti piatti succulenti e sani praticamente anche nella rosticceria del paese. La verdura fresca non si batte, abbiamo fatto la cura di avocado! Tanto che Pietro mi ha chiesto, tornando all'ostello con una busta con 5 avocado: “Ma non faranno male tutti 'sti avocadi?”
Inno all'avocado – Noi lo adoriamo!
Avocado ha mille qualità: perfetto sul pane tostato, nell'insalata o nel cibo in generale, pulisce le vene dal colesterolo, ottimo condimento alternativo all'olio o burro – quando se ne e' sprovvisti, maschera per il viso e tintura naturale dei capelli (messo in testa quando e' molto ma molto maturo, si lascia fermentare per un paio di ore sotto la plastica ed i capelli risulteranno di un nero corvino che neanche le indigene).
Vicabamba e' famosa per essere un paese tranquillo, anche chiamato la valle della longevità. Forse e' per questo che ci sono tanti stranieri in fuga dai ritmi insani di quello che e' considerato il primo mondo. La cittadina e' tappezzata di offerte di persone che leggono cristalli, la mano, tarocchi, che fanno la pulizia energetica del corpo, tanti corsi di yoga e corsi di cucina vegana... Vilcabamba e' decisamente una comunità di hippie.
Qui non abbiamo fatto molto, abbiamo dormito e approfittato dell'accoglienza dell'ostello Rendez-vous ovviamente di proprietà di un francese, godendo del pane fatto in casa per colazione, della pulizia impeccabile e delle amache. Un paradiso. La domanda piu importante e difficile di questi quattro giorni e' stata: “Che mangiamo questa sera?”
Che bella la vita!
In realtà un giorno abbiamo deciso di visitare il parco nazionale salendo a quasi 3000 metri, facendo una gita di 6 ore a cavallo. Ci siamo divertiti molto grazie anche alla nostra guida che ci ha raccontato un po' del posto e della comunità indigena che ci vive, mischiandosi con gli stranieri. Per me e' stata la prima volta arrampicarmi con il cavallo su di una montagna con salite/discese ripide; mentre e' stata la seconda volta andare a galoppo.
Mentre scendevamo contenti per l'aria fresca del parco, Pietro fischiettava la colonna sonora di 'Lo chiamavano trinità' con Terence Hill e io cantavo 'Furia cavallo del west'... Che invasati!
Prossima fermata Cuenca, la preziosa.
Ecuador – Border and Vilcabamba We decided to enter to Ecuador through the border of La Balsa, which we were told is the most scenic and picturesque of all. The other option was to cross to Ecuador through the Panamerican Highway, a fast and very busy highway, but boring. We do not like easy things.
From Tarapoto, where we stayed one night, we took a bus to Jaen, leaving at 2 pm and arriving at 1 am; we took a taxi direct to San Ignacio, where after two hours we had a super breakfast, and after a sleepless night it was all we wanted.
From here another taxi for a couple of hours to get to the border called La Balsa. The two sides, the Peruvian and the Ecuadorian one, are connected by a bridge, so before you go to the office for a Peruvian stamp and then, crossed the bridge, you go to the other custom for the Ecuadorian stamp.
It's official: I finished the pages of the passport. The next stamp will be on my arm 🙂
From La Balsa we took a van/truck with 50 seats - super uncomfortable, that shaken us for 1 hour and a half up to Zumba, another village in the middle of nowhere where we took a bus (normal this time) to Vilcabamba. So starting from Tarapoto in Peru on the 16 of May at 2pm, we arrived to Vilcabamba in Ecuador on the 17 May at 7pm: a trip of a day and a half through the mountains, country roads and curious characters, who pass the border daily to work. That was an experience.
Vilcabamba
A surprising little village: small, surrounded by nature, near the Podocarpus National Park, with 9000 inhabitants, including 3000 foreigners. This interesting community of gringos is made up of young-retired hippies - mainly French and North Americans, and from small families with children who live there, working with tourism or trade. However the most important part for us was 'la comida' (food, for a change!): with many yogis (people who practice yoga), vegetarians, 'mens-sana-in-corpore-sano' types of people, we found many mouth-watering cuisine and healthy dishes even in the village rotisserie. Fresh vegetables win always and we had a cure of avocado! We ate so many that Peter asked me, coming back to the hostel with a shopping bag full of avocados: "But won't it hurt all these avocados?"
Vicabamba is famous for being a quiet town, also called the valley of longevity. Maybe this is the reason why there are so many foreigners running away the insane rhythm of what is considered the first world.
The town is plastered with offers of people who read crystal, hands, tarot cards, they do the energy cleaning of the body, many yoga classes and vegan cooking classes... Vilcabamba is definitely a hippie community.
Here we have not done much, we slept and took advantage of welcoming hostel Rendez-vous -obviously owned by a Frenchman, enjoying the homemade bread for breakfast, the impeccable cleanliness and the hammocks. A paradise. The most important and difficult question in these four days was: "What are we going to eat tonight?"
What a beautiful life!
One day we decided to visit the national park climbing to almost 3000 meters, making a trip of six hours on horseback. We had great fun, thanks to our guide who told us a bit of the place and the indigenous community that lives there, mingling with foreigners. For me it was the first time to climb a mountain with the horse going through its up/down steep; while it was the second time galloping.
As we descended happy for the fresh air of the park, Peter whistled the soundtrack of 'They Call Me Trinity' with Terence Hill and I sang 'Furia, the horse of the west'... Silly!
Next stop Cuenca, the precious.